CONCLUSIONE

 “Nessuno di noi vive per se stesso e nessuno muore per se stesso, perché se noi viviamo, viviamo per il Signore; se noi moriamo, moriamo per il Signore. Sia che moriamo, sia che viviamo, siamo dunque del Signore.
Per questo infatti Cristo è morto ed è tornato alla vita: per essere il Signore dei morti e dei vivi” (Rm 14, 7-12).

Crediamo che le parole dell’apostolo Paolo siano le più adatte a sintetizzare il profilo cristiano e umano di Mirella, discepola convinta dell’edificazione del Regno di Dio in Terra, seppure nella sofferenza.
Con gli occhi della fede, ella tuttora ci dimostra un modo concreto di vivere l’affascinante connubio fra desiderio umano e volontà divina. Attraverso la sua maniera di vivere la malattia, Mirella ci offre preziose lezioni di vita e continua ad insegnarci come abbracciare le circostanze quotidiane per amore di Dio e non per castigo. In un’oblatività riparatrice, espressa alla portata della gente comune, Mirella ci viene proposta come esempio concreto per il nostro tempo e per il futuro; ci esorta a vivere le ostilità  senza mai perdersi d’animo. Perciò, ci sia permesso immaginarla in quell’Amore infinito, che ispira agli uomini di buona volontà, azioni e pensieri capaci di concretizzare aspirazioni nobili.
Mirella è sepolta nel cimitero di Taurisano. Ormai sono passati otto anni dalla sua morte eppure la sua tomba è meta di continui pellegrinaggi, sempre coperta di fiori, di biglietti, di richieste di intercessione. Nei bigliettini si nota la sofferenza della gente che a Mirella si rivolge per ottenere protezione e salvezza eterna. La diffusione di questa forma di culto può essere già datata all’indomani degli stessi funerali: sin da quel giorno continua a consolidarsi l’idea dell’esistenza luminosa di Mirella, che senza compiere gesti eroici straordinari, è di esempio a tutti nella quotidianità di un’esperienza da accogliere sempre così come si presenta.
Il letto della sofferenza di Mirella resta il reale ed unico monumento alla sua umile grandezza; esso si trova in una stanza della casa paterna ristrutturata, alla Via Puccini 19, in Taurisano. Tante persone vi entrano per pregare.
In occasione dell’ottavo anniversario della morte di Mirella, alla famiglia è stato recapitato un bigliettino dove è scritto: “In cielo come una farfalla sei volata da Colui che tanto hai amato. Ora ti posi su tutti quelli che ti amano e che delle tue preghiere hanno bisogno. Per sempre nel mio cuore… Franca”.
Certamente, ciascuno, confrontandosi con la storia e le parole di Mirella, può lasciarsi interpellare in riferimento al proprio stato di vita, qualunque esso sia.
Molti tratti dell’esistenza di Mirella lasciano intravedere il suo pieno inserimento nel filone della ‘Tradizione viva’ della Chiesa che fa suo il seguente principio di fecondità: “Se il chicco di grano caduto in terra (…) muore, produce molto frutto” (cfr. Gv 12,24).